domenica 28 novembre 2010

QUANDO LA MUSICA é UN'IMMAGINE DI FELLINI

 
L'autostrada
La casa era giusto al confine tra il vento e la sete
un posto abitato da fate
e da poche altre forme di vita ugualmente concrete
vicino all'incrocio di un paio di strade sterrate
che senza motivo apparente si incontrano
e poi, disperate, ripartono
tristi, così come sono arrivate.
Comunque a qualcuno una volta saranno piaciute
se poi sono state abitate
qualcuno che fermo all'incrocio pensò:
"aspettiamo che arrivi l'estate"
l'estate da noi non è mica un periodo felice
che il caldo ti toglie la pace
la polvere copre ogni cosa
e ti spezza la voce, l'odore di verze marcite
la gente che passa ci guarda e prosegue veloce
ci osserva e prosegue veloce
magari saluta, ma sempre prosegue veloce
se almeno si vedesse l'autostrada
ci porterebbe senz'altro a una città
oppure proseguire ovunque vada
meglio
meglio che qua
la chiesa era uguale alle case, ma aveva una croce
e forse un po' più di vernice
ed un'unica luce fornita da fiaccole appese
imbevute di pece
fu lì che la vidi a braccetto col prete
era il 5 di aprile
e tirava una brezza che dava un colore alla quiete
e profumo di pane alle olive
lei pure mi vide
e forse sorrise
non sono sicuro, ma forse davvero sorrise
perché all'improvviso fu molto più forte l'odore del pane alle olive
la gente che passa ci guarda e prosegue veloce
ci osserva e prosegue veloce
magari sorride, ma sempre prosegue veloce
se almeno si vedesse l'autostrada
ci porterebbe senz'altro a una città
oppure proseguire ovunque vada
meglio
meglio che qua

a volte succede qualcosa di dolce e fatale
come svegliarsi e trovare la neve
o come quel giorno che lei mi sorrise
ma senza voltarsi e fuggire
vederla venirmi vicino fu quasi morire
trovare per caso il destino
e non sapere che dire
ma invece fu lei a parlare
"mi piace guardare la faccia nascosta del sole
vedere che in fondo si muove
dormire distesa su un letto di viole" mi disse
e a te cosa piace?
"mi piace sentire la forza di un'ala che si apre
volare lontano
sentirmi rapace, capace di dirti ti amo
aspettiamola insieme l'estate"
e intanto volevo sparire
pensando alle cose che avevo da offrire
l'incrocio
la casa
la chiesa
la croce
l'incrocio-la casa-la chiesa-la croce
ed in più lo spettacolo atroce di tutta...
la gente che passa ci guarda e prosegue veloce
ci osserva e prosegue veloce
magari sorride, ma sempre prosegue veloce
la gente che passa ci guarda e prosegue veloce
ci osserva e prosegue veloce
magari saluta, ma sempre prosegue veloce
la gente
che passa
ci guarda
ci osserva
e prosegue veloce

Daniele Silvestri

sabato 27 novembre 2010

L'artista d'avanguardia

"....Se infatti l'arte rappresenta un valore, questo valore non è però neutrale o equidistante rispetto alle varie componenti della società civile; al contrario, esso è stato posto il più delle volte al servizio delle forze dominanti, che non di rado ne hanno approfittato a fini di manipolazione del consenso. Per la verità, ciò parebbe stridere col ruolo antagonista che negli ultimi due secoli si sono attribuite le molteplici avanguardie artistiche, dai poeti maledetti ai pittori dadaisti, al teatro dell'assurdo, cui s'è accompagnata la comparsa d'una nuova figura d'artista, quella dell'artista ribelle o saturnino; tuttavia anche il messaggio d'avanguardia, che nelle sue intenzioni vorrebbe suonare eversivo rispetto al blocco di valori tradizionali, risulta poi depotenziato e reso innocuo. E infatti l'artista d'avanguardia non può esprimere altrimenti la propria opposizione agli stili di vita dominanti che attraverso il rifiuto del loro specifico linguaggio; in tal modo però egli è costretto ad adottare forme espressive incomprensibili alle grandi masse, restandone quindi estraneo, e perpetuando il suo isolamento in quella sfera separata prevista dal sistema. L'arte d'avanguardia, cosi', finisce fatalmente per smarrire i propri connotati, trasformandosi suo malgrado in un fenomeno eccentrico, da consumare nei salotti" (ed da esporre nei musei aggiungo io). Papà:" Che Guevara è stato ricompreso nel sistema, perdendo tutta la sua carica eversiva e rivoluzionaria quando è finito sulle magliette" ; ma aggiungo io, era inevitabile che diventasse un simbolo perchè il suo messaggio avesse più ampia diffusione e contagio.



    • Virginia Parisi
      già, alla fine, l'arte, quella che nasce dal rifiuto, quello che vorrebbe contrapporsi alle ideologie accettate, quella che cerca di essere spietata finisce nelle mani delle masse fino all'inflazione, perdendo quella potenza che può nascere... solo dal dolore. in finale l'arte viene sfruttata e ci si ritrova a parlare di Dalì alla stregua del gossip. L'unico modo per far si che l'avanguardia sopravviva è farla nascere e farla morire, restituendole quel significato di unicità condiviso da pochi. Tutelarla nel senso di non gettarla in pasto a coloro che percepiscono un quadro,come una bella figura. Penso a tutti quelli che se vanno in giro con il giudizio universale stampato sulla t-shirt senza rendersi conto della sofferenza di un Michelangelo che temeva la morte, intensificando la muscolatura per trasmettere il terrore grottesco che incute il nostro Dio, il nostro giudice.
      vabbè, lasciamo perdere.

      ·

    • Tiziano Tancredi
      Sapevo avresti commentato...Il problema triste ma inevitabile è proprio questo: le più alte manifestazioni espressive del genere umano sono incomprensibili alla maggior parte delle persone...Perchè più il livello si alza, più diventano d'el...itè e le persone per tentare di capire, devono essere loro stesso artisti (ma questa non è ugualmente una soluzione) oppure far ricorso a "esperti", "critici" che danno i loro giudizi di qualcosa di cui non è detto abbiamo compreso a fondo il significato dato l'impossibilità che abbiamo di comprendere le emozioni,gli stati d'animo dell'artista(e anche delle altre persone, in quanto non vissute da noi) se non marginalmente....E' un cane si morde la coda, un circolo vizioso.Il problema mi tocca molto volendo fare lo storico/critico d'arte...Mostra tutto


    • Laura  tutta l'arte è completamente inutile.

    • Virginia Parisi
      l'arte non serve a nulla. discutibile.
      Citiamo i vari artisti che, per esempio nelle aste, vendono le o proprie opere per fior fior di soldi, e poi devolgono il ricavato in beneficienza. Allora la beneficienza è inutile.
      Parliamo del pop, di... quel famoso Wharol che ha commercializzato le sue creature, rendendo l'arte accessibile a tutti e decretandola un bene comune. Magari si tratta di creature estetiche, superflue, ma io dico che la bellezza non è inutile ed è parte integrante del mondo, da quì l'arte/prodotto. Se vuoi altri esempi, pensa un pò alle arti applicate, nonchè al design, all'artigianato, alla moda, sono cose inutili? Non è poi la stessa arte, il motore dell'introspezione, dell'atteggiamento critico, delle emozioni? le emozioni non sono inutili, ne sono coonvinta io, e ne era convinta la Chiesa del 400, ma anche prima (da Giotto in poi probabilmente) che aveva capito la potenza di un affresco, in grado di affermare il suo potere, di raccogliere i fedeli e farli sentire all'unisono.
      La musica è inutile? La poesia è inutile? L'arte è uno strumento dell'uomo, ed egli può anche decidere di servirsene per degli scopi.
      NON SCRIVIAMO FRASI FATTE.
      Conversazione su facebook.

venerdì 26 novembre 2010

Goya, Iris e l'arancio senza sapore

"e le promesse regalate telepaticamente.."  _99 posse_


Essere me oggi, significa non avere voglie. Significa, sdoppiarsi e guardarsi disegnare, e puntarsi contro un indice. Eccomi lì, gobba su un tavolino troppo basso, piena di occhiaie, con un pennello in mano e troppi fili in testa da manovrare. Faccio smorfie e mi ridicolizzo, perchè oggi non sono all'altezza delle mie aspettative. Mentre siedo, mi guardo ridere di me stessa e piagnucolo, e mi incazzo e mi faccio un thé, che forse rientro nei gangheri. Sono troppo severa, troppo rigida e non riesco ad accontentarmi del presente e allora volo più in là, dove mi aspetta quello che non c'è e ho male. Mentre zompavo non mi sono resa conto di aver lasciato andare senza neanche guardarlo, quell'adesso che non c'è più. Dicono che sia questione di maturità la calma. Oggi essere me significa essere forastici ed inquieti come un gatto in allerta. Il quadro di Goya, il tempo che mangia i propri figli, ecco mi sento quel barba-nera che fagocita i propri secondi..."Desy, che confusione, pochi secondi, per fare l'amore". E mi si mischiano dentro troppi colori, quelli di Goya, le note dei Led Zep. impiccate alle corde di un  pentagramma disegnato da me, l'arancio senza sapore, il braccio di Amore che cinge Psiche...
Questa è la gioventù mi dico, piena di.
Essere me oggi è confrontarsi con Iris e continuare a rimproverarla perchè non cresce in fretta quanto vorrei, e, d'altro canto, sentirla sbraitare a sua volta che sono una maledetta enervé rinchiusa in sé stessa, eccentrica e floscia come un panno di Magritte.
E se solo i colori possono salvarci, bè, oggi voglio solo il grigio.

Musica per chi l'ascolta la prima volta

Parliamo di musica. Ecco, parliamo dei contenuti. Panorama variegato quello italiano, nevvero?Di cosa ci cantano i nostri connazionali? Io non mi ritrovo in questi testi mediocri, facili che sproloquiano sull'amore, il dolore, la vita di strada. Testi che non raccontano di niente che già non sappiamo, che avremmo voglia di approfondire.
Io credo che le canzoni siano innanzitutto un racconto. In effetti mi domando con ardore, cosa cazzo vogliano dire i testi degli Afterhours che adoro, bene intesi, ma con un testo talmente interpretativo che disorienta. Lo stesso vale per molti altri che non cito, perchè non sono quì per recensire alcun gruppo, tanto più che non ne ho le competenze. Sono quì per rammaricarmi del fatto che l'ereditarietà di testi tanto belli che c'hanno cantato in tanti sono stati soppiantati da testi vendibili. La stessa denuncia è riferita ai video musicali.
Vuoti.
ARTISTI ITALIANI, vi chiedo di utilizzare la vostra musica per dirmi qualcosa che non sappia già. Sò cos'è l'amore e l'odio, parlatemi di qualcos'altro.

Questo è il testo dei JONNY BLITZ, loro si, loro raccontano.

Jago il mago

Intrattenere è un arte
indovinare carte
contare fino a tre
conigli dal gilet
farsi segare parte a parte

Ma è sempre più difficile sorprendere la gente
che ormai si è abituata a non sorprendersi di niente

Scommetto su me stesso
non vi deluderò
questa sera ho un numero diverso
lo show dell'universo


Sparirò, e non mi troveranno
non mi vedono e io vedo
già i giornali che ne parlano..
"lo show di Jago il mago"
sapessi ancora quante cose da mostrarvi che c'avrei

Sparirò, e non mi troveranno
sono magico e vedo già
i giornali che ne parlano..
"lo show di Jago il mago"
sapessi ancora quante cose da mostrarvi che c'avrei


Ma è' proprio sul più bello
che vi sorprenderò:
ricomparirò sul palco
agitando il mio mantello
mi toglierò il cappello
saluterò il mio pubblico e poi

Cambierò la forma della nota anatomia
nessuno ha mai visto prima questo tipo di magia


Sparerò
è l'ultimo spettacolo
"lo show di Jago il mago"
sapessi ancora quante cose da mostrarvi che c'avrei

Sparerò,e non mi
fermeranno sono magico e vedo
già i giornali che ne parlano..
"lo show di Jago il mago"
sapessi ancora quante cose da mostrarvi che c'avrei
sapessi ancora quante cose da mostrarvi che c'avrei.

http://www.myspace.com/ascoltajonnyblitz

giovedì 11 novembre 2010

Di Moda

Dunque, è davvero questa la Moda?
noi, che tra una manciata d'anni staremo dietro le quinte di una passerella, muoviamo timidi, timidi passi e siamo avidi di notizie, di nozioni, di lezioni che ci lascino spiare un poco.
Dunque, è così che funziona? mani sempre pronte a tastare il cappotto della signora di spalle, già, quella sul treno, che pur di sentirlo scorrere tra le dita, spintoniamo i vecchietti, respiriamo ascelle e rischiamo di esser scambiati per maniaci..per poi essere delusi, del resto, visto che si trattava niente meno che di una fibraccia sintetica.
Già, questa è Moda, indossare spessi occhiali da sole, per evitare di essere sorpresi a squadrare le persone, ma-chi-se-ne-frega delle persone, se sei bello o brutto, alto o basso, non ci importa, a patto che tu sia CURATO. Che i tuoi abiti, parlino di te. Madre Natura ti ha fatto come le pareva, noi ti diamo la chance di essere chi e come vuoi. Guarda, potete anche essere grassi, purchè non lavoriate nel nostro campo, noi non possiamo, perchè in fondo, la sfilata ci rappresenta, visto che è il nostro frutto e vige l'obbligo silenzioso di essere "MAGRI, MAGRI, MAGRI, perchè regaliamo un sogno alla gente e anche Audrey Hepburn era un uccellino", e questa è l'esatta citazione di un mio professore. L'anoressia non è colpa nostra, ma le ragazzine anoressiche troveranno rifugio certo, nella consolazione di poter dire: "Aundrey era bella e MAGRA, posso fare la modella".
Già, noi che ci complimentiamo tanto con l'amichetto per la borsa di pelle, mmmm...così morbida, e sempre con la bocca piena di congratulazioni, che bel vestito, che bella nuances, che bel bottone (importantissimi dettagli), e poi a sproloquiare sulla gaffe di quel tizio che, amor mio, ti prego, aveva al collo il foulard zebrato.
Antico.
Già, noi dobbiamo stare sempre un passo avanti e schifare ciò che OGGI è moda, ed è anche un bel vantaggio dico io, posso veramente vestirmi come mi comando, a patto di essere CU-RA-TA!
Da noi, funziona (così ci dicono) che c'è una competitività  al limite della giungla, e forse ancora non ho capito che ci sia di male, perchè la descrivono come cosa brutta e amara, ci vedo, noi piccola aspiranti, competitivi già, ma personalmente, sono sinceramente contenta per Maria Pia se ha lavorato bene, e me la prendo con me se non ho sputato il sangue quanto gli altri. Ma è uso comune, arrivare primi e gonfiarsi il petto, fingendo che sia stata cosa da nulla, cucire quel maledetto corpetto di rettile. 
Noi, che ci scopiamo le vetrine, sognamo Parigi, ci innamoriamo di una suola ben costruita e ci mangiamo pane e sfilate a colazione, noi che DOLCE E GABBANA mai nella vita, KENZO for ever, noi che ci scegliamo i vestiti la sera prima, ci frantumiamo le dita tra spilli e aghi e mani sempre chiazzate di colori.
Noi e le nottate su nuovi figurini,noi che dobbiamo correre da una mostra all'altra e sfogliare centoeuno riviste, giacchè l'arte è un bel pezzo del mestiere, noi che le superfici sono la metà della vita, mentre l'altra è occupata dai tessuti, noi che abbiamo capito quanto cazzo sia importante l'immagine, perchè, in fondo non siamo altro che questo:
immagini in movimento.

noi, studenti di Moda.

venerdì 5 novembre 2010

Dopo J. Kerouak, BIT BEAT GENERATION

di notte i rumori si fanno eco, rimbombando nelle stanze spente, e nelle strade vuote, rimanendo agganciati agli ogetti.
Le foglie strascicano.

Carissima bit beat generation, sò che puoi fare molto se cominci a stupirti. Comincia dalle cose semplice, come guardare il fornaio che ti fà il pane, e ringraziarlo da dentro, se domani qualcuno lavorerà per venderlo, qualcun altro suderà per comprarlo. Tu, che ti accusano di  non avere interessi e opinioni, rispondi che sei cresciuto pieno di vizi e senza guide, e ciò che sei lo devi alle tue scelte. Bit, beat, parlargli della musica che ascolti, argomenta le note o resta in silenzio, ma con lo sguardo infuocato, digli che anche tu hai dei gusti, magari discutibili ma tuoi.

Generazione, ti chiedo di essere sincera e affermarti. Abbiamo distrutto gli ideali, abbiamo parlato male, ce ne siamo stati col culo a terra, imboccati da persone anziane e chiuse come uova, ma stanchiamoci di emarginarci.

Restare in casa e ascoltarsi ci è stato indispensabile, adesso dobbiamo riunirci e guardarci in faccia, amareggiati di come và il mondo e orgogliosi di poter irrompere nel mondo, come noi lo vorremo.

Ahimè, autunno triste,  tu che non hai il Natale o i fiori, io temo gli altri perchè non ho fiducia. Siamo senz'arte nè parte, senza inverni e senza primavere,senza mare e montagne? Bit Beat generation, di questo parlano.Ma io mi stupisco, ho interessi, opinioni e giudizi, io ho scelto di non credergli, di pensare a modo mio, di sbagliare fino in fondo e piangere, e piangere, e piangere e finalmente, avere coraggio di uscire dagli schemi.

Generazione a disagio, io giro la testa e vi assicuro che siamo in tanti e siamo forti.
diventiamo guerrieri, strappiamogli la convinzione che le nostre radici attingono da un terreno mediocre