lunedì 31 ottobre 2011

Facebook ladruncolo

Quanti libri hanno scritto su Cosa-Come-Perchè sia FACEBOOK io non lo sò e neanche mi documenterò, non me ne frega niente. Quello che invece mi interessa è potermi vantare di essere tra la lista di quelli che hanno riportato delle esperienze dirette od indirette del fenomeno FACEBOOK, perchè sono giunta alla drastica conclusione che questo fottuto SocialNetwork ci ha cambiato la vita.

C'era una volta una ragazza bulimica. Ma questa storia non parla di bulimia.
Allora dovrei cominciare con:
C'erano una volta due tossici, conosciuti in Comunità-Di-Ripijo che si chiamavano Alfa ed Omega. Usciti dalla Comunità-Di-Ripijo, avevano bisogno di lisciare le pieghe della propria vita sconcia e così, a metà alfabeto decisero di sposarsi.
Ma questa storia non può parlare neanche di Eroina o di abiti stropicciati. E non è neanche una storia d'amore.
Quindi c'era una volta un angelo di ghiaccio travestito da matrigna con un diadema di carbone... é no, non narra nemmeno di Angeli.
Potrebbe narrare comunque, di un fiore di otto anni lasciato appassire in una casa kitch ingombra di libri e tabacco o di una stanza piena di pupazzetti e Roba colorata, o di un fratello emigrato in Argentina o  di un altro Stante-Emigrante in Australia, di una biondona Tutta-Tette con gli orecchini di Tiffany.
In effetti;
C'erano una volta tutto questo gruzzoletto di cose e poi c'era Facebook.
L'angelo scoprì che Alfa scriveva nel pien del cammin della sua vita (la crisi dei cinquanta anni meno uno) ad una sconosciuta, lettere da marpione e il suo diadema di matrigna, ormai crinato dall'incudine quotidiana che Alfa adoperava ogni sera (sempre colpi precisi e diretti, senza margine d'errore), si sbriciolò come un biscotto.
Lasciandole gli occhi celesti rossi e sfatti e con una decisione che a oggi si chiama: "domani vado a vedere una casa".
D'altra parte c'era Omega che il ferro da stiro non l'aveva mai adoperato e ritrovandosi l'armadio pieno di panni sgualciti, decise di fare la cosa più semplice del mondo; chiuderlo a chiave e collezionare pixel e anime pixellate su Facebook (lasciando il fiore sgualcito in mezzo alle pagine incartapecorite dei libri).
Se solo la matrigna si fosse tolta prima quel diadema, se solo Alfa avesse lasciato cadere l'incudine (o lo scudo?) invece di adoperarlo puntuale come l'ostia del prete alla messa della domenica...Se solo Omega si fosse presa cura delle sue grinze e soprattutto; se solo Facebook non avesse rubato le loro vite, adesso questa storia non esisterebbe.
E comunque, per amor del vero, la bulimica si spupazzerà i pupazzi, all'Argentina arriverà attutito il tanfo della miseria di Questo. All' Emigrante-Ancora-Non-Emigrante resteranno i suoi progetti d'addio e alla bionda i suoi orecchini. Il fiore troverà il suo ossigeno e Facebook continuerà a rubare.

giovedì 20 ottobre 2011

La Sig.ra Flò

Il cane di Marco, non Penny, il barboncino Giocattolo-Nano-Bianco, ma quello che hanno adottato un anno e qualche cosa fà, raccolto con un cucchiaino pieno di fango e miele dalla strada,
si chiama Flò.

Flò è un cane che potrebbe essere anche di razza, da caccia direi, è di un rosso smunto ed etereo e bianco lattiginoso. E poi ha i capelli.
Si, si, dall'estremità delle orecchie vellutate e floscie grondano ciocche di capelli ondulati che proseguono per altri cinque centimetri. E anche nel bel mezzo della fronte, al posto di un bernoccolo ossuto si erge una fontanella da cui si spargono fiotti di capelli ros-smunti che si assottigliano in punta.

Quando è arrivata a casa Santoro era come una nordica violentata, troppo traumata per raccontare quali Grosse mani, quali Duri Bastoni, quali Abonimevoli Abusi...
Ma a oggi, nonostante i ripetuti bagni e tosature eseguite con cura e perizia, nonostante tutta l'acqua corsa sotto i ponti, lei non ha ancora raccontato nulla della sua Storia e quello che sappiamo di lei è ancor peggio del Reale, è peggio di come sarebbe sedersi ad un colloquio con un riesumato dalla guerra cruenta, perchè Flò continua a stare zitta e a noi il Tremendo Dono dell'Immaginazione. Costretti ad osservare una foto in movimento, il lungo loop di un piano-sequenza che inquadri letti-pareti-soffitti, soffitti-pareti-letti di un manicomio desolato e marcito.

Ha un neo accanto all'occhio. O dentro l'occhio?

Quando Francesco Santoro rientra lei sembra Teresa in balia dell'estasi, posseduta da una gioia orgasmica a stento contenuta causata dal suo Signore,Salvatore,Redentore di Anime Smarrite. E diavolo se Flò è Smarrita.

Dondola sulle zampe fiutando un equilibrio sperso nell'aria, si acquatta sotto ai tavoli, tra le gambe delle sedie, cammina cercando di produrre il meno rumore possibile e non entra nelle stanze dove siamo io e Marco, resta alla larga, impaurita forse dall'odore giallo del fumo aggrappato alle nostre unghie, che, chissà quali scalpiccii di giumenta le riportano alla memoria.
Flò è una timorata di Dio in sostanza.

Ma.
La cosa più Straziante di questa storia senza antagonisti è.
Guardarla.
Da quando i miei umanissimi occhi hanno visto nel pozzo dei suoi e ne sono stati risucchiati con il rumore del lavandino che ingoia l'acqua. Da quando i miei iridi si sono vetrificati al contatto coi suoi, io
non son più la stessa.

Flò non abbaia mai, io però l'ho sentita ululare e quel grido inesistente pareva sciogliersi nelle sue pupille come cerchi nell'acqua che non sanno nuotare, e si infrangono.*
I suoi occhi, remissivi e stanchi di naufragare cercavano di tirarsi addosso un mantello di cartapesta, per non lasciarmi vedere, cercavano, di mantenere un'integrità e dignità umana che spesso si addice più alle bestie che a noi.
Nei suoi occhi impiastricciati di scuse c'erano tante marionette fatte di scheletri che danzavano nel fuoco.


Non potevo far niente se non lisciarle i capelli sotto le orecchie e distruggermi il cuore.
Poi, si sarà sentita in imbarazzo o infastidita dalla mia pietà, dalla spettatrice avida che sono stata. Una Spettatrice che non ha pagato il suo biglietto eppur pretende di vedere il Teatro Del Vero Terrore solo per sentirsi impietosita e fortunata e grata agli attori che in fin dei conti sono Spaventosi, ma Muti.

Quindi si è alzata e col rumore della Polvere è andata in cerca di Francesco.
Flò

domenica 18 settembre 2011

Giran voci


Giran voci che l'Accademia riprenderà addirittura a Novembre e questo non è affatto una cosa da augurarsi, più tempo passiamo dentro quelle mura, più sono le probabilità di succhiare un pò di know-how. Gira anche voce che la Tudini (pietra miliare e fiore all'occhiello dell'insegnamento old-school di moda) non "ticchetterà" più sulle sue belle gambe, criticandoci disegni&costumi, per i corridoi. E questo sarrebbe ancor più terribile dal momento che, ripeto, amata od odiata che sia, è una donna (prima che un insegnante) in grado di far crescere i suoi studenti con i suoi metodi schietti, tradizionali ma freschi nel contempo. E poi, dico io, abbiamo cominciato un percorso con la suddetta, non portarlo a termine significherebbe non completarlo, e le cose non finite o sono delle grandi opere d'arte, o destano un senso di fastidio, di incompiutezza e smarrimento, seppur psicologico.
Già da un pò le cose in Accademia si evolvevano, spostamenti di uffici e mobili, cambiamenti repentini di programma, corsi che non si sà quali professori avrebbero seguito...Ma finchè si parla di evoluzione, ben venga, se venga bene. I sussurri che passano tra noi sono solo delle incertezza su quanto sarà questo anno, decisamente determinante per me che sono all'ultimo, ma certo anche  per chi stà per entrare e chi è all'adolescenza del percorso. I nostri interrogativi sono sempre gli stessi e sempre più motivati dall'andamento della politica Italiana, Europea, Nazionale.
Quello che ci serve per affrontare il futuro sono degli strumenti in carne ed ossa (licenza poetica n.86) quali persone preparate e pronte a mettere al nostro servizio il loro sapere, laboratori con macchine funzionanti, workshop in collaborazione con il mercato, la possibilità di fare stage non solo a Roma, ma in tutta Italia e all'estero. Sarebbe bello poi, se l'Accademia prendesse in considerazione l'idea degli Erasmus, ci serve, serve tutto.
Noi possiamo metterci impegno (tanto, tantissimo), fede nelle potenzialità dell'Accademia, e soldi.
A presto belle mura arancioni!

domenica 10 luglio 2011

Fashion-system

Sto' pensando. La moda e' davvero cosi' shining? E soprattutto, le persone che gravitano intorno ad essa.
Vivienne Westwood
Givenchy
Ovviamente non lo so' e in realta' ho la certezza che non si puo' stringere un laccio ad un fascio d'erba e dire che quello e' il mondo del fashion. Sono profondamente convinta che le persone sono solo persone, e hanno tutte le stesse pulsioni, gli stessi bisogni, gli stessi sentimenti. Pero' e' certamente vero che a volte si puo' generalizzare un pochino, per esempio posso dire che i francesi sono molto smart, che gli inglesi sono absolutely stravaganti, che gli americani non ne capiscono molto e che in Italia persiste (luckily) il <made in>. E' luogo comune dire che il fashion-system e' fatto di squali e squaletti especially nelle grandi aziende ma posso assicurare che anche nel piccolo mondo solastico-accademico abbiamo un minuscolo assaggio di quello che sara'.

E' inutile ora rivangare le ingiustizie che ci sono state, i favoritismi, le paraculate (pardon), e' solo che penso quanto sono disposta.
Perche' penso, qui' oltre al talento (che non sono certo certa di avere), devi scendere ad amari comprmessi, graffiare i tuoi colleghi per un poco di visibilita', essere brillante sempre, essere dovunque e ridere, conoscere, comprare. Definitly, forse non e' cosi' shining, e' solo un job.
Fausto Sarli
However not in Italy.
Qualcuno l'avra' capito, sono in Inghilterra ed e' fantastico godere della vista di un popolo che si veste a cazzo di cane (pardon!)
PS: Da ora adoro Fausto Sarli <3

venerdì 17 giugno 2011

Edvard

Edvard,
Se fossi quì e mi concedessi.
Mi concedessi di sorvolare i convenevoli
Ti lascierei struggere dalla tua
Solitudine
Ma non saresti solo.

giovedì 16 giugno 2011

Riflessioni su Gauguin

Gaugin era freddo. Bello, fantastico, ma c'era sempre qualcosa che non mi convinceva quando vedevo il suo autoritratto, le sue haitiane. Non lo sò, forse l'ho preso in antipatia da quando ho saputo che se Vincent s'è tagliato l'orecchio, un pò centra anche lui. Povero Vincent. Paul s'è inventato il sintetismo, tanto di cappello, ma è stato anche furbo, diciamocielo; sapeva di non essere impressionista eppure si è aggregato a loro, secondo il mio modestissimissimo parere, li ha usati per pubblicizzarsi, si è accodato ad un gruppo per cominciare con le loro briciole. Paul, uno che non trovava pace, vai in Perù, in Bretagna, a Parigi, etc etc etc.. Molla donna e figli, scopa di sù e di giù. Chissà quanti Gauguin ci sono oggi. Uno spirito libero dicono. Certo, certo, madre femminista socialista, padre giornalista radicale, di certo sono cose che segnano, incanalano, dettano un pò il tuo destino. Libero? Scuramente, ma l'uomo non è un animale e anche lui è sceso ai suoi compromessi; Theo (il fratello di Vincent Van Ghog) lo ha messo sottocontratto in Provenza. Mica dico che sia sbagliato, anzi, non sò, mi urta la pretesa umana di una libertà che appartiene solo agli animali. Gauguin deve molto a Bernard, senza di lui non sarebbe mai nata "la visione dopo il sermone". I suoi quadri sono divertenti, come lo sono quelli di Gentile da Fabriano, ma non posso che osservarli con distacco, nonostante i colori ben accordati come una filastrocca cantata. Non sento dinnanzi alla sua arte e per me è gravissimo. Forse è a priori che non condivido i suoi qudri;  il primitivo mi sà di artefatto. Non si può più fare un mosaico fondo oro. Nonostante questo lo ammiro da matti, intesi, se n'è fregato di tutto e tutti, è stato radicale in maniera coerente (altro che ricredute come nel caso di Renoir) andando a cercare quello spirito perduto nella natura madre di Thaiti. Pace all'anima sua.

Lorenzo Bruno:
 Ci sono elementi nella vita di un pittore che possono distrarre dal suo pensiero artistico, ma non sempre lo sminuiscono. ci sono persone che hanno saputo cavalcare l'onda dei propri tempi, giocare con le prerogative del pensiero comune e i...ncanalarle in un percorso artistico. alcuni ingenuamente, altri con maggior furbizia sono stati fautori di un rinnovamento, avevano qualcosa da dire e l'hanno detta, magari appoggiandosi a correnti preesistenti, o sfruttando le mode del momento. ci sono artisti e correnti che sono nate grazie all'astuzia di un critico, o ai meccanismi del mercato ( che ha sempre influenzato moltissimo tutta l'arte, anche quella che ci sembra piu genuina) quello che è importante è la validità del pensiero che ci hanno lasciato, il rinnovamento che hanno apportato, o semplicemente le sensazioni che ci regalano. poi i gusti sono gusti, abbiamo il lusso di poter scegliere chi ci piace di piu e anche quello di prendere tutto quando non vogliamo scegliere tra l'uno o l'altro. non credi?


 
si Pry, sono assolutamente d'accordo su tutto, e sò che Gauguin sia stato necessario per tutta l'arte successiva. La mia inclinazione da bastiancontraria mi suggerisce di risvoltare sempre ogni medaglia. Tutti gli uomini condividono i sette... peccati capitali, chi più chi meno. E Gauguin nel suo genio non li ha mai neanche nascosti; lo sapevi che invidiava la fecondità artistica di Vincent? E che per questo lo ha ritratto come un pazzo? Io non discuto il volume di sapienza che egli ci ha lasciato, non discuto neanche i suoi pregi o difetti. Ma sono una ragazza emotiva e passionale, non riesco a scindere la personalità di un artista dal suo operato. A livello di gusto personale poi, innegabile è la bellezza di alcuni ritratti (adoro la Belle Angele) ma mi risulta fredda. E ti ho detto; vivo di passione nell'arte.
 


 

La Bambina Malata 1885/86 Edvard Munch



Stò morendo. Stà morendo, il volto esangue. I capelli sangue.
è passato del tempo dall'ultimo urlo. Se ne sente solo l'eco. E il ricordo di quello strillo così disperato è ancor peggiore che il poterlo udire; almeno finirebbe.
No, lo sento presente e intramontabile, come se dovessi rassegnarmi ad un dolore ingestibile e perpetuo.
Tutto in questa stanza Iris mia, è lancinante. Stò morendo, ne ho preso atto. Me ne andrò. Sono terrificata dalla lucidità di quel viso che guarda Thanatos, quella bocca e quelle sopracciglia così coscenti. Il peggio è questo, me l'aspettavo così?
No.
Il peggio non è questo. Non è neanche in quelle mani slacciate (ma fino a un attimo fà ci stavamo toccando? Sei ancora quà?). Queste mie mani con cui ti ho..Eri quì un attimo fà, ti potevo toccare.
Il peggio non è il gesto che lei sembra fare (mi tirerò via la coperta e camminerò dove la Morte vuole che vada).
Il peggio è la rinuncia alla lotta. Lei è sconfitta. Non ce la faccio, la vita ORA è una valanga di dolore che mi investe e mi trascina in un acquitrino. Ma per me quella sua palude è come l'eco incastrato tra le pareti di questa tela. Stagna, stagna, stagna e non posso far altro che annegare silenziosamente, farmi portare giù. Io sono pesante.
è tutto permeato dalle troppe lacrime piante. La stessa tela sembra immersa in quelle lacrime amarissime, amarissime.
Ma l'acqua è sinonimo di vita, non è vero Iris mia? E lui lo sapeva. Per questo il bicchiere proprio sotto le tende. Le tende, le tende che cadono verticalmente, verso il basso, il braccio di Marat, quello di Cristo. Iil dolore cerebrale di una verticale è devastante. Ma lui lo sapeva è il bicchiere custodisce il suo segreto. Ha raccolto tutti i bagliori e gli spiriti, e cheta sà.
Si, l'acqua sà che nella Morte c'è vita è il  pensiero placido che  tutto andrà sempre avanti. Nonostante tutto, io potrò stemperare questo dramma, volgere gli occhi altrove. Munch no, solo la morte io spero l'avrà separato dai suoi spettri. Ma soprattutto.
Quella Donna no, resterà per sempre in quella stanza straziata.

lunedì 16 maggio 2011

buon fine anno Accademia

Un altro anno accademico finisce.
Siamo tutti un pò più folli, più focalizzati su quel futuro che fà tanta luce, come fosse un foglio bianco su di una lavagna luminosa accesa, quelle di scuola, tanto per intenderci. Fumavo una sigaretta con la testa fuori dalla finestra (passasse Fiamma mi avrebbe di certo multato) e ho realizzato che a breve l''anno sarà finito, si spezzerà la routine. Niente più thè chimici sfornati dalla macchinetta che si  rompe ogni tre per due. Niente più sbirciare la bacheca per vedere se Silvia ha messo qualcosa per noi. Niente più gossip raccontati da Piergiorgio (che chissà come, sà tutto di tutti ed è sempre nel posto giusto quando qualcosa accade). Niente più gelo nell'aula teatro o video o conferenze, quel che è, è. Niente più Andretta che si avvolge le sciarpe intorno per spiegarci i vecchi modi di vestire.
Niente più spilli conficcati nei polpastrelli, Paduano che canta in tenore senza preavviso, Mulas e la sua mania per il total black e la borsa "GRAFFIANTE", o le grasse risate di Valentina, che perchè ride, è un mistero.
Niente più, per un estate, il tempo di riflettere su quello che c'è rimasto dentro, se con noi ci portiamo un altro pò di esperienze oltre che le ricette di Priori e il ricordo del foulard leopardato di Ciucci. (ma anche il completo floreale della ragazza del primo e le Dt.Martins di quelle del terzo). Un estate a disposizione per afferrare il crine del tempo e cavalcarlo verso un altro traguardo, che il prossimo è molto importante. Un estate per sorprendersi a pensare ai sabati passati in Accademia, tra macchine da cucire scassate e manila sparpagliata per terra. A pensare alle perle che portava Giorgia, i panini di Laura, il drum di Marzia, le camicie di Caro.
Sorprendersi a riguardare la prima collezione donna fatta con Carmelo e irrigidirsi (ero io che ho fatto 'stò schifo?) pensare a quanti passi enormi ho fatto e sapere quei passi l'ho condivisi con gli altri c'è l'impegno, il mio come quello di Ottavia o di Valerio che sembra nato per fare lo stilista. Così, con Lupo coi capelli sempre più bianchi, la Tosi più giovane e Cristiano più demenziale (e irrimediabilmente berlusconiano)...buon fine anno Accademia.

martedì 12 aprile 2011

ITALIA: dal 2003 ad oggi un gran progresso

parlato: Io G. G. sono nato e vivo a Milano.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.

Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.

Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.

Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.


Giorgio Gaber.
 
 
è imbarazzante l'attualità di Gaber...Italia è solo un nome  io me ne vergogno. Tutto ciò è molto grave.

lunedì 4 aprile 2011

Gossip Accademy of costume and fashion LE COSE DA NON FARE SE SEI UNO STUDENTE DI MODA

"no, no, di te mi ricordo, di lei assolutamente no". Professor Ciucci riferendosi a noi anonimissimi.

No,se fai una cosa così, sarà dura. Metti a repentaglio la tua posizione sociale in Accademia:


1)Indossare mutandoni color carne che fanno cucù dai pantaloni (e comunque se ti si vedono gli indumenti intimi sei out giacchè il punto vita si è alzata almeno 3 anni fà)

2)Indossare calze color carne, in sostanza, per non rischiare, non comprarti abiti color carne (e se proprio ti piace, fai come lady Gaga e compra i tuoi vestiti dal macellaio)

3)Vestirsi di bianco e arancione (potresti essere scambiato per un impiegato del Conto Arancio)

4)Avere un atteggiamento ostico e impudente nei confronti di Moda donna o Storia dell'Arte, i professori in questione sono in grado di farti piangere e non ti faranno sconti, che tu sia bella e brava o brutta e grassa (pardon, volevo dire cattiva)

5)Presentare dei lavori plastificati, sporchi di colla o senza una ricerca che ti abbia prosciugato una dozzina di cartucce da stampante

6)Non sapere cos'è uno sbieco e chi l'ha reso così famoso con i suoi abiti scivolati (io lo sò e non ve lo dirò)

7)Mangiare roba fritta ( esclusa Laura, lei può tutto mangiare)

8)Parlar male dei professori che ti fanno piangere (l'avresti mai detto che sono quelli che ti insegnano di più?)

9)Non saper pronunciare: Yohji Yamamoto, Yves Saint Laurent, Manolo Blanik...

10)Non bere almeno due litri di acqua o liquidi drenanti, asciuganti, anti-liposi, dietetici, diuretici, osteoporosi (no, no, osteoporosi non centra).

Per stasera è tutto e ricordate: no al colesterolo, si a Valsoia.

domenica 27 marzo 2011

Recensione Jonny Blitz


JONNY BLITZ è un progetto che nasce nell’ autunno 2009 a Roma come trio (Marco Santoro - chitarra-voce; Pasquale Leonardi – chitarra; Lorenzo Tari Capone – batteria).


Il nome è un omaggio al cane Blitz, mascotte della band, sempre presente e attivo durante le prove, e vuole simboleggiare il fare la musica in maniera naturale, libera e istintiva, come l’indole di un animale.
Inizialmente decidono di rinunciare al basso per cercare un suono diverso e piùparticolare.




Con l’ingresso nel gruppo del bassista Michele Palazzo, il sound della band si definisce, non soffermandosi per questo su un solo genere musicale. In 4 rivisitano i vecchi pezzi e ne creano di nuovi, collezionando un ricco e vario repertorio, che spazia tra sonorità cantautoriali alternative/rock e atmosfere anni 50 fino a momenti di improvvisazione pura.





2010

Ad Agosto arriva il primo live, il gruppo si esibisce al RAPIDO ROCK FESTIVAL a Cassino, riscuotendo ottime critiche e recensioni su quotidiani locali.

Seguono una registrazione in studio di un EP di 4 tracce dal titolo “Ti Ricordi Quella Volta Che” e numerosi live in diversi locali della movida romana, come Radio Cafè, Locanda Blues e Felt club.

La loro affiatata complicità diverte e convince il pubblico, sempre più numeroso ad ogni performance.
A Novembre partecipano alla seconda edizione del ROMA ROCK Giovani, vincendo il premio del pubblico e il premio della giuria .



2011

Dopo ROMA ROCK, si susseguono altri live, da S.lorenzo (Le Mura) a Ponte Milvio (Diamante) in cui il gruppo acquista spessore sul palco, sfoderando un repertorio sempre più ampio ed eclettico.
Ospiti inoltre in Radio Ondarossa, i JONNY BLITZ sembrano stregare il cuore di tutti coloro che li ascoltano, compreso il mio.

Le loro canzoni non si ripetono mai in ritornelli banali e scontati ma tendono a diluirsi e tendersi, creando atmosfere rock melodiche, raccontando una storia piena e densa in poche parole efficaci e spesso enigmatiche, è questo il caso di "Argento", "La valigia", "Isola".
Ma ai toni melanconici e carichi di patos di queste si affiancano pezzi energici ed ironici quali "Yago il mago", "Trastevere", "Animali", "London Calling" e  "Intro".
Il gruppo sà modellare anche canzoni estremamente romantiche, di cui è impossibile non innamorarsi, basti pensare a "Mon amour" e "Tzunami" da cui l'omonimo singolo in lavorazione.
Insomma, pare proprio che i JONNY BLITZ siano un grupp completo e ben assortito in cui Rock e Pop si fondono armonicamente in una musica fuori tempo, fuori dagli schemi, fuori classe.





venerdì 18 marzo 2011

Architettura & Moda, c'è tutto un mondo intorno

"La moda è l'architettura di un corpo"
Moda e Architettura vengono partorite da Designer con il dovere di  rispettare delle condizioni, di mezzo ci sono le taglie, i gomiti e le braccia, i pavimenti, le porte e i bagni. 
Probabilmente il primo popolo che ha fuso le due arti sono stati gli arabi con la loro cultura; il decorativismo geometrico caratterizza edifici e musei al pari delle preziose stoffe reperibili in Europa già dal XI secolo. Un'esempio eclatante dell'affinità tra questo tipo di architettura è l'Alhambra, dove le tassellature vestono elegantemente ogni ambiente. Se non l'avete mai vista andate sul sito della Ryan-air, compratevi un biglietto a due lire e volate a vederla.
Il primo a capire la compatibilità tra moda e architettura è William Morris che nell'ottocento crea le prime stampe da parati, tessuti d'arredamento e stoffe pregiate, inventando così la figura del designer ai tempi della corrente Arts and Crafts.
Saltando a pié pari da una generazione a quelle successive ci ritroviamo quì in Italia l'ingegnere/architetto/designer Elena Manfredini  che tra i suoi infiniti progetti ha creato un'istallazione studiata e realizzata per la galleria dello Sci-Arc dall'espicativo titolo "Merletti". Indovinate di che tratta.
Lo spazio della galleria è modellato come fosse un merletto veneziano messo sotto al telescopio. Elena dà il "là" aprendo un dialogo tra case di moda e studi di architettura, così che i brands più importanti legano sempre più di frequente la loro immagine ad architetti di fama mondiale. 
è il caso di Prada (adoratissima Prada) e OMA Rem Koolhaas per gli showrooms di New York, Londra, Shangai e via discorrendo per ciò che concerne la realizzazione dei fashion concept store ma anche per l'allestimento e l'allestimento della merce (vedi Prada Sponge).
Contemporaneamente AMO che è il reparto creativo dello studio olandese lavora sull'identità del brand attraverso la realizzazione di grafiche per i cataloghi e allestimenti di sfilate della stessa e di Miu Miu (e sempre  di Miuccia stiamo parlando).
Ma le collaborazioni tra architettura e moda sono ormai all'ordine del giorno; SANAA e Dior, Future System e Comme des Garcion. Spesso queste collaborazioni trovano le loro location in Giappone o in America, in Italia non ne conosco alcuna (ma potrebbe essere un mio limito, intesi).
Passando invece al materiale utilizzato, se ne sperimentano di tutti i tipi; Susie Mac Murray usa della gomma lattiginosa per i suoi abiti scultura bianchi, che niente invidiano a quelli da sposa dell'haute-couture di Viktor&Rolf. Molti artisti/stilisti sono affascinati dalla deformazione, dalla possibilità di modificare il corpo utilizzando materiali presi in prestito da altri settori; chi non ricorda il tavolo.gonna di Chalayan Hussein?
In prima linea verso questa direzione c'è anche Miyake con il progetto 132 5 in collaborazione con Reality Lab in cui delle piattaforme bidimensionali si sviluppano come degli origami intorno al corpo creando degli abiti da panico a mio avviso.
In ultimo, è doveroso citare Sandra Backlund (vincitrice Festival International de Mode et de Photographiedi Hyéres) che con la sua collezione Ink Blot ha creato degli abiti di carta composti da piccoli iceberg richiamanti il lavoro svolto da Coop Himmelbau per il Pavillion 21 Mini Opera (anche se quì le punte erano metalliche!)
Bhè, che dire, chissà cosa ne penserebbe William Morris se avesse saputo che anche grazie a lui oggi tutto questo è possibile!

Fonte: City Vision

venerdì 11 marzo 2011

KETCH UP

Oggi vi recensisco un sito nato ieri, fatto da ragazzi giovani e belli (bhè, forse belli no).
Già, perchè finalmente ho l'occasione di smentire quelle demagogie a proposito di una generazione (la nostra) fatta di lascivi e oziosi, di mentecatti e mentecani. No pulcini, sappiate che in Italia c'è molto, si, molto di più:

Ketch Up (studio di grafica presso Piazza F. Borgoncini 7A/  INFO@KETCHSTUDIO.COM)
http://www.ketchstudio.com/

Com'è il sito della Ketch?
Il sito della
KetcH Up studio fonde insieme serietà ed ironia. Serio in quanto la leggibilità intesa come pulizia, l'ordine e il contenuto è altamente professionale ed esauriente, ironico perchè presenta una grafica fresca e giovane, colorata ma non sgargiante, creativa e geniale senza manierismi eccessivi.
Tutto questo trasmette serenità e fà in modo che il cliente si senta a suo agio, rapito dalle sorprese che il sito presenta: le ondine sopra e sotto, la presenza dei visi spiaccicati in un oblò di chi lavora nello studio, l'iter progettuale, il portfolio interessante anche nella forma e molte altre.
A fomentare questo clima di ilarità è il linguaggio accattivante (quando non sai come dirlo, rivolgiti al vocabolario!) e, se non bastasse, il cliente che non si fida del "packaging" potrà godere dei i lavori presenti nel portfolio per convincersi che "questi" ci sanno fare.

Convincersi che la
Ketch Up ha un know-how del lavoro eclettico, in base alle singole esigenze di ciascun cliente.
Sono convinta che basterà alzare l'awareness del sito per renderlo un gran successo.
In ultimo, e con questo concludo, questi 4 giovani ed esperti grafici hanno avuto l'idea di avere un blog in cui bazzicare, alla ricerca di immagini ed informazioni che gravitano attorno al mondo della creatività. Spero su questo fronte di poterlo seguire assiduamente e trarvi info non solo sul contenuto immagine, ma anche riguardo l'economia, la politica e le new (promettenti) entry.











Membri della Ketch Up:
FABIO AMENDOLA designer
ALESSANDRO FANTINI creative
RICCARDO RUSSOMANNO web designer
GIORGIO GUIDOTTI project manager


questo è il blog: http://www.ketchstudio.com/blog/

bravissimo Pino, sono orgogliosa di averti come amico



martedì 8 marzo 2011

Accademy of costume and fashion REQUISITI PER DIVENTARE STILISTA

Quali sono i requisiti per diventare un numero uno?
Mio padre dice che ci si nasce con lo scettro in mano.
Mia nonna dice che chi non sà fingere, non sà regnare.
Mia madre dice che c'è un destino cui andare dietro.
L'altra nonna sostiene che la cultura è il solo pass-partou possibile.
Siate brillanti, smaglianti, coerenti, prestanti, efficienti, pronti, coerenti, inteligenti, sapienti.
Ma quante chiavi dobbiamo avere, per accedere all'elite dei realizzati?
In giro si dice che la moda è un mondo duro, pieno di mine e di rovi su cui schiantarsi. La Bonizza ( autorevolissima prof.sa di st. della moda) ci svela la solitudine di un Karl Lagerfield che è entrato nella top-list dei nomi più conosciuti al mondo.
E quanta tristezza negli occhi di  quell' enervé di Lauren. Quanta frustrazione tra le labbra fumose di Coco. Quanta miseria nelle feste di Poiret.
Ok, questo è il mio punto di vista, ma è un pò che girovago con i pensieri nel luogo comune della scelta da farsi, tra carriera e affetti.
Valentino ama contornarsi di gente famosa che forse neanche parla la sua lingua, Galliano finisce ubriaco a inneggiare al razzismo e Gianni viene ucciso mentre la sorella si leviga il corpo come fosse un serpente.
Dovremmo dunque scegliere? Così pare, giacchè le ore del giorno son sempre 24 e se ne dedichi 23 al lavoro, la restante certamente dormirai. è cosi importante guadagnare molti soldi, comprarsi ville e gioielli, ma sopratutto seminare un pò di noi nel mondo e vederci fiorire in discorsi di sconosciuti? Vivere attraverso un prodotto...Il prezzo, se è quel che dicono, è troppo alto.
Emergere vuol dire privarsi della serenità? è un concetto radicale, ma questa sono io, e semplifico il tema. Conosco molti uomini che hanno ville e comprano  gioielli, ma li conosco davvero, nell'intimità della loro solitudine. Solitudine che forse, fà parte di loro ma che hanno alimentato col tempo, soffiando le loro vele lontane da un porto emotivo.

"Only you need is love" dicevano i Beatles, e se non fossimo tutti barricati in triangoli, ottusi come pesci nella stessa direzione..non sò, sarebbe più bello. Più sano.
Sò di essere fondamentalmente una persona solitaria ed ermetica e quanto mai ambiziosa, pretendo tanto dalla vita (con tutto il sudore del mondo) ma i Beatles mi piacciono e non sacrificherei mai i miei affetti per il mio nome su di una etichetta. Se voglio lasciare un segno nelle vite altrui, voglio che queste mi vogliano bene.
YSL. lui come uomo mi incanta