domenica 27 marzo 2011

Recensione Jonny Blitz


JONNY BLITZ è un progetto che nasce nell’ autunno 2009 a Roma come trio (Marco Santoro - chitarra-voce; Pasquale Leonardi – chitarra; Lorenzo Tari Capone – batteria).


Il nome è un omaggio al cane Blitz, mascotte della band, sempre presente e attivo durante le prove, e vuole simboleggiare il fare la musica in maniera naturale, libera e istintiva, come l’indole di un animale.
Inizialmente decidono di rinunciare al basso per cercare un suono diverso e piùparticolare.




Con l’ingresso nel gruppo del bassista Michele Palazzo, il sound della band si definisce, non soffermandosi per questo su un solo genere musicale. In 4 rivisitano i vecchi pezzi e ne creano di nuovi, collezionando un ricco e vario repertorio, che spazia tra sonorità cantautoriali alternative/rock e atmosfere anni 50 fino a momenti di improvvisazione pura.





2010

Ad Agosto arriva il primo live, il gruppo si esibisce al RAPIDO ROCK FESTIVAL a Cassino, riscuotendo ottime critiche e recensioni su quotidiani locali.

Seguono una registrazione in studio di un EP di 4 tracce dal titolo “Ti Ricordi Quella Volta Che” e numerosi live in diversi locali della movida romana, come Radio Cafè, Locanda Blues e Felt club.

La loro affiatata complicità diverte e convince il pubblico, sempre più numeroso ad ogni performance.
A Novembre partecipano alla seconda edizione del ROMA ROCK Giovani, vincendo il premio del pubblico e il premio della giuria .



2011

Dopo ROMA ROCK, si susseguono altri live, da S.lorenzo (Le Mura) a Ponte Milvio (Diamante) in cui il gruppo acquista spessore sul palco, sfoderando un repertorio sempre più ampio ed eclettico.
Ospiti inoltre in Radio Ondarossa, i JONNY BLITZ sembrano stregare il cuore di tutti coloro che li ascoltano, compreso il mio.

Le loro canzoni non si ripetono mai in ritornelli banali e scontati ma tendono a diluirsi e tendersi, creando atmosfere rock melodiche, raccontando una storia piena e densa in poche parole efficaci e spesso enigmatiche, è questo il caso di "Argento", "La valigia", "Isola".
Ma ai toni melanconici e carichi di patos di queste si affiancano pezzi energici ed ironici quali "Yago il mago", "Trastevere", "Animali", "London Calling" e  "Intro".
Il gruppo sà modellare anche canzoni estremamente romantiche, di cui è impossibile non innamorarsi, basti pensare a "Mon amour" e "Tzunami" da cui l'omonimo singolo in lavorazione.
Insomma, pare proprio che i JONNY BLITZ siano un grupp completo e ben assortito in cui Rock e Pop si fondono armonicamente in una musica fuori tempo, fuori dagli schemi, fuori classe.





venerdì 18 marzo 2011

Architettura & Moda, c'è tutto un mondo intorno

"La moda è l'architettura di un corpo"
Moda e Architettura vengono partorite da Designer con il dovere di  rispettare delle condizioni, di mezzo ci sono le taglie, i gomiti e le braccia, i pavimenti, le porte e i bagni. 
Probabilmente il primo popolo che ha fuso le due arti sono stati gli arabi con la loro cultura; il decorativismo geometrico caratterizza edifici e musei al pari delle preziose stoffe reperibili in Europa già dal XI secolo. Un'esempio eclatante dell'affinità tra questo tipo di architettura è l'Alhambra, dove le tassellature vestono elegantemente ogni ambiente. Se non l'avete mai vista andate sul sito della Ryan-air, compratevi un biglietto a due lire e volate a vederla.
Il primo a capire la compatibilità tra moda e architettura è William Morris che nell'ottocento crea le prime stampe da parati, tessuti d'arredamento e stoffe pregiate, inventando così la figura del designer ai tempi della corrente Arts and Crafts.
Saltando a pié pari da una generazione a quelle successive ci ritroviamo quì in Italia l'ingegnere/architetto/designer Elena Manfredini  che tra i suoi infiniti progetti ha creato un'istallazione studiata e realizzata per la galleria dello Sci-Arc dall'espicativo titolo "Merletti". Indovinate di che tratta.
Lo spazio della galleria è modellato come fosse un merletto veneziano messo sotto al telescopio. Elena dà il "là" aprendo un dialogo tra case di moda e studi di architettura, così che i brands più importanti legano sempre più di frequente la loro immagine ad architetti di fama mondiale. 
è il caso di Prada (adoratissima Prada) e OMA Rem Koolhaas per gli showrooms di New York, Londra, Shangai e via discorrendo per ciò che concerne la realizzazione dei fashion concept store ma anche per l'allestimento e l'allestimento della merce (vedi Prada Sponge).
Contemporaneamente AMO che è il reparto creativo dello studio olandese lavora sull'identità del brand attraverso la realizzazione di grafiche per i cataloghi e allestimenti di sfilate della stessa e di Miu Miu (e sempre  di Miuccia stiamo parlando).
Ma le collaborazioni tra architettura e moda sono ormai all'ordine del giorno; SANAA e Dior, Future System e Comme des Garcion. Spesso queste collaborazioni trovano le loro location in Giappone o in America, in Italia non ne conosco alcuna (ma potrebbe essere un mio limito, intesi).
Passando invece al materiale utilizzato, se ne sperimentano di tutti i tipi; Susie Mac Murray usa della gomma lattiginosa per i suoi abiti scultura bianchi, che niente invidiano a quelli da sposa dell'haute-couture di Viktor&Rolf. Molti artisti/stilisti sono affascinati dalla deformazione, dalla possibilità di modificare il corpo utilizzando materiali presi in prestito da altri settori; chi non ricorda il tavolo.gonna di Chalayan Hussein?
In prima linea verso questa direzione c'è anche Miyake con il progetto 132 5 in collaborazione con Reality Lab in cui delle piattaforme bidimensionali si sviluppano come degli origami intorno al corpo creando degli abiti da panico a mio avviso.
In ultimo, è doveroso citare Sandra Backlund (vincitrice Festival International de Mode et de Photographiedi Hyéres) che con la sua collezione Ink Blot ha creato degli abiti di carta composti da piccoli iceberg richiamanti il lavoro svolto da Coop Himmelbau per il Pavillion 21 Mini Opera (anche se quì le punte erano metalliche!)
Bhè, che dire, chissà cosa ne penserebbe William Morris se avesse saputo che anche grazie a lui oggi tutto questo è possibile!

Fonte: City Vision

venerdì 11 marzo 2011

KETCH UP

Oggi vi recensisco un sito nato ieri, fatto da ragazzi giovani e belli (bhè, forse belli no).
Già, perchè finalmente ho l'occasione di smentire quelle demagogie a proposito di una generazione (la nostra) fatta di lascivi e oziosi, di mentecatti e mentecani. No pulcini, sappiate che in Italia c'è molto, si, molto di più:

Ketch Up (studio di grafica presso Piazza F. Borgoncini 7A/  INFO@KETCHSTUDIO.COM)
http://www.ketchstudio.com/

Com'è il sito della Ketch?
Il sito della
KetcH Up studio fonde insieme serietà ed ironia. Serio in quanto la leggibilità intesa come pulizia, l'ordine e il contenuto è altamente professionale ed esauriente, ironico perchè presenta una grafica fresca e giovane, colorata ma non sgargiante, creativa e geniale senza manierismi eccessivi.
Tutto questo trasmette serenità e fà in modo che il cliente si senta a suo agio, rapito dalle sorprese che il sito presenta: le ondine sopra e sotto, la presenza dei visi spiaccicati in un oblò di chi lavora nello studio, l'iter progettuale, il portfolio interessante anche nella forma e molte altre.
A fomentare questo clima di ilarità è il linguaggio accattivante (quando non sai come dirlo, rivolgiti al vocabolario!) e, se non bastasse, il cliente che non si fida del "packaging" potrà godere dei i lavori presenti nel portfolio per convincersi che "questi" ci sanno fare.

Convincersi che la
Ketch Up ha un know-how del lavoro eclettico, in base alle singole esigenze di ciascun cliente.
Sono convinta che basterà alzare l'awareness del sito per renderlo un gran successo.
In ultimo, e con questo concludo, questi 4 giovani ed esperti grafici hanno avuto l'idea di avere un blog in cui bazzicare, alla ricerca di immagini ed informazioni che gravitano attorno al mondo della creatività. Spero su questo fronte di poterlo seguire assiduamente e trarvi info non solo sul contenuto immagine, ma anche riguardo l'economia, la politica e le new (promettenti) entry.











Membri della Ketch Up:
FABIO AMENDOLA designer
ALESSANDRO FANTINI creative
RICCARDO RUSSOMANNO web designer
GIORGIO GUIDOTTI project manager


questo è il blog: http://www.ketchstudio.com/blog/

bravissimo Pino, sono orgogliosa di averti come amico



martedì 8 marzo 2011

Accademy of costume and fashion REQUISITI PER DIVENTARE STILISTA

Quali sono i requisiti per diventare un numero uno?
Mio padre dice che ci si nasce con lo scettro in mano.
Mia nonna dice che chi non sà fingere, non sà regnare.
Mia madre dice che c'è un destino cui andare dietro.
L'altra nonna sostiene che la cultura è il solo pass-partou possibile.
Siate brillanti, smaglianti, coerenti, prestanti, efficienti, pronti, coerenti, inteligenti, sapienti.
Ma quante chiavi dobbiamo avere, per accedere all'elite dei realizzati?
In giro si dice che la moda è un mondo duro, pieno di mine e di rovi su cui schiantarsi. La Bonizza ( autorevolissima prof.sa di st. della moda) ci svela la solitudine di un Karl Lagerfield che è entrato nella top-list dei nomi più conosciuti al mondo.
E quanta tristezza negli occhi di  quell' enervé di Lauren. Quanta frustrazione tra le labbra fumose di Coco. Quanta miseria nelle feste di Poiret.
Ok, questo è il mio punto di vista, ma è un pò che girovago con i pensieri nel luogo comune della scelta da farsi, tra carriera e affetti.
Valentino ama contornarsi di gente famosa che forse neanche parla la sua lingua, Galliano finisce ubriaco a inneggiare al razzismo e Gianni viene ucciso mentre la sorella si leviga il corpo come fosse un serpente.
Dovremmo dunque scegliere? Così pare, giacchè le ore del giorno son sempre 24 e se ne dedichi 23 al lavoro, la restante certamente dormirai. è cosi importante guadagnare molti soldi, comprarsi ville e gioielli, ma sopratutto seminare un pò di noi nel mondo e vederci fiorire in discorsi di sconosciuti? Vivere attraverso un prodotto...Il prezzo, se è quel che dicono, è troppo alto.
Emergere vuol dire privarsi della serenità? è un concetto radicale, ma questa sono io, e semplifico il tema. Conosco molti uomini che hanno ville e comprano  gioielli, ma li conosco davvero, nell'intimità della loro solitudine. Solitudine che forse, fà parte di loro ma che hanno alimentato col tempo, soffiando le loro vele lontane da un porto emotivo.

"Only you need is love" dicevano i Beatles, e se non fossimo tutti barricati in triangoli, ottusi come pesci nella stessa direzione..non sò, sarebbe più bello. Più sano.
Sò di essere fondamentalmente una persona solitaria ed ermetica e quanto mai ambiziosa, pretendo tanto dalla vita (con tutto il sudore del mondo) ma i Beatles mi piacciono e non sacrificherei mai i miei affetti per il mio nome su di una etichetta. Se voglio lasciare un segno nelle vite altrui, voglio che queste mi vogliano bene.
YSL. lui come uomo mi incanta

domenica 6 marzo 2011

Gossip Accademy girl, mangiatene tutti

Ore 12 e 45 into Accademy
Qualcuno cuce a macchina, qualcuno si infilza gli spilli nei  palmi, in prossimità dei calletti dovuti agli svariati anelli. Molti mangiano. Ecco che me ne stavo con la mia squallidissima ciotola di Manzotin e cicoria, masticando cracker e bevendo Sant'Anna. Accanto a me Benny con la sua maledetta soia al gusto sushi, Marrone con il paninozzo, Laura con la mortazza. E il professore, (cuor mio, non l'avesse mai detto) ha commentato: "brave, brave, mangiate che lo mettete tutto sul culo".
Rimarcando: "ammazza, questa è proprio una classe di culone!"
Noi gallinelle ingalluzzite ci siam si risentite, e con sopracciglia aggrottate guardavamo il nostro misero pasto, urlecchiando all'ingiustizia, all'infamità, condannando il sistema "SLIM IS BETTER".
Io dal mio canto,(sarà che mi sento culona) con la rabbia di un giudice che condanna un assassino, ho polemizzato, ho attaccato un invettiva isterica sul fatto che non vedo quale sia il dannato problema se alle 12 e 45 mangio!
Già, io mangio e non mi sembra proprio una gran colpa! E dico io, anche se scherzano questi figurini di professori, dovrebbero proprio stare attenti sul tema che scelgono...Certo è difficile andare controcorrente e mangiare, in una scuola dove si ammucchiano anoressici e palestrate, in cui camminano visi grigi depressi dalla fame, manco fossimo in guerra.
Ragazze mie, mangiare è bello e normale, gli alimenti sono amici, e non date retta alle copertine per cortesia, non aspirate ad una taglia più bassa, non ve lo meritate.
Questo sistema è perverso e controproducente, e vedervi mortificate perchè avete mangiato un bignè di S.Giuseppe è si, lo è davvero,
mortificante. MORTIficante. Il magro non è sano, ognuno ha il suo corpo, e lo tuteli per piacere, dallo stereotipo.
Ciucci ci disse che le nostre modelle disegnate devono essere degli uccellini, perchè noi regaliamo un sogno.
Ma non ha messo in conto che il mio sogno non è quello di vedere degli spettri spigolosi mangiati dai sensi di colpa. Non ha messo in conto che la moda ci propone un allucinazione, e tutto ciò che è dopato e drogato, a mio avviso è spaventoso.
Mi dispiace per tutte quelle ragazze che stanno svanendo a costo di...di...di che? Di essere accettate. Non vi voglio grasse, vorrei solo che vi sentiste felici per essere femmine e sopratutto vi vorrei sane.
Più impegno vi chiedo e lo chiedo ai professori di rassicurarci un pò sul fatto che nella moda si può lavorare anche se si è normo-peso, bassi e con le orecchie a sventola.
Buona cena.